Alta via degli Eroi, cavalcando le Prealpi

L’inverno 2017/18 è stato molto generoso in fatto di neve e la stagione dei trekking in alta quota è partita più tardi del solito. In alcune zone la neve impedisce tutt’ora le escursioni. Ho quindi colto l’occasione per dedicarmi all’esplorazione di altre aree concentrandomi sulle Prealpi. La richiesta di un servizio fotografico per conto di Meridiani Montagne è stata decisiva e quindi eccomi ad affrontare l’Alta Via degli Eroi – Alta Via numero 8. Uno splendido itinerario nato nel lontano 1972 che permette di cavalcare tutta la dorsale montuosa/collinare che si sviluppa dal monte Tomatico (la montagna dei feltrini) fino alla cima Grappa, un itinerario che ripercorre quasi per intero la linea che fu il fronte di guerra durante il primo conflitto mondiale. Luoghi, cime, colli…teatro di sanguinose battaglie e oscuro destino di molti giovani soldati caduti per difendere una patria e una bandiera.

Un’ Alta Via lunga circa 60 chilometri se percorsa per intero, molto varia, a tratti selvaggia, una bella combinazione di storia e tradizione contadina. Una via che potremo definire scomoda riscuotendo pareri concordi. Non ci sono infatti punti di appoggio “ufficiali” quali rifugi o strutture gestite quindi le notti si passano in ricoveri di fortuna, in tenda o nel periodo estivo ospiti negli alpeggi che si incontrano lungo il cammino. Non c’è acqua, nessuna sorgente, niente di niente. In alcuni punti la traccia potrebbe risultare fatiscente specie in primavera, l’alternanza di comodo sentiero a brevi traversi più disagevoli e alcuni tratti attrezzati richiedono passo sicuro e molta attenzione.

Dopo queste necessarie premesse e raccolte quante più informazioni possibili eccomi zaino in spalla pronto a partire. Questa volta oltre all’attrezzatura fotografica, al solito cambio di indumenti e ad una buona scorta d’acqua metto nello zaino dei piatti pronti. Ho avuto infatti l’opportunità di poter godere tutti i giorni di un pasto caldo e completo grazie a Forestia e alla sua proposta di cibi per escursionisti.

“La natura è il miglior luogo dove mangiare”

Il motto che contraddistingue la produzione di Forestia è il riassunto di una vera e propria filosofia del vivere all’aria aperta: non è necessario un fornello, non servono tegami o padelle, non si accendono fuochi prevenendo quindi il rischio di incendi, l’esiguo imballaggio non occuperà troppo spazio nello zaino e potrà essere smaltito una volta a casa nella raccolta differenziata. Un insieme di piccole attenzioni che mi hanno fatto letteralmente innamorare di Forestia.

Primo giorno

La prima tappa si presenta come una ripida salita nel bosco ai piedi del monte Tomatico, la croce di vetta visibile già dalla città di Feltre si staglia nell’azzurro del cielo 1300 metri più in alto, è il dislivello massimo dell’intera Alta Via degli Eroi da percorrere tutto in un giorno. Non resta che mettersi in marcia lasciando alle spalle il piccolo villaggio di Porcen nei pressi di Feltre. Questo primo tratto non è particolarmente esaltante ma era ampiamente annunciato dalle guide consultate, meglio quindi pensare alla salita guadagnando il prima possibile le quote più alte per godere degli ampi scenari letti ed immaginati durante le precedenti letture.

Dopo tre dure ore di salita eccomi prossimo alla grande croce di vetta. Purtroppo il meteo è molto incerto e alterna momenti di sole a nebbie umide a fredde che risalgono dalla sottostante pianura, si intravede appena la vallata. Scelgo di sostare brevemente in vetta, il tempo necessario per firmare il diario e riprendo il cammino alla volta della malga Paoda, punto d’appoggio (se in periodo di apertura) e termine della prima tappa.

In poco più di un’ora sono sulla riva del piccolo laghetto ai bordi dell’alpeggio, la malga è chiusa quindi niente ospitalità. Mi riscaldo al sole e attendo il crepuscolo che mi permette di godere di una splendida vista sui paesi illuminati della pianura, lo sguardo si spinge fino al mare della laguna veneta.

Il menù della sera propone Riso e merluzzo Forestia. E’ affascinante vedere il vapore che in pochi secondi inizia a fuoriuscire dal sacchetto riscaldante.

Evviva, sembra che qualcuno abbia messo veramente l’acqua a bollire!

Approfitto per scattare alcune foto e mi riposo in un angolo al riparo nei pressi della malga.

Secondo giorno

L’alba giunge di buon’ora, gli uccelli iniziano il loro concerto mattutino e nei prati sottostanti scorgo il mio amico Manni che sta salendo. Quella che ci aspetta è la tappa più impegnativa e selvaggia dell’Alta Via degli Eroi, meglio quindi affrontarla in buona compagnia. Il tempo di riordinare le mie cose e Manni è già qui. Dopo i saluti spiego brevemente il programma e si parte. Qualche centinaio di metri di salita ci separa dal primo punto con un nome ricco di fascino per gli amanti della montagna come noi: la Cengia di Prada. Abituati ai percorsi di alta quota ci prepariamo psicologicamente per il vuoto sotto i nostri piedi dimenticando di trovarci a quote ben più basse. Traversiamo quindi in orizzontale sopra la valle ma il senso di vertigine è sempre mitigato dalla presenza di alberi e arbusti che celano il vuoto ai nostri occhi. Il panorama è comunque sempre vario e molto bello, la vista può spaziare molto lontano e il percorso non particolarmente faticoso alterna tratti in salita a repentine discese. Superiamo una, due, tre piccole valli, il senso dell’orientamento mi farebbe pensare di tenere la sinistra invece il sentiero piega bruscamente a destra correndo incontro ad un arco naturale che si erge sopra le nostre teste. Bellissimo!

I nostri passi sono spesso scanditi dall’acronimo A.V.E. che ci indica la direzione giusta.

Il cammino prosegue ed in breve ci troviamo a monte di una esile cresta di roccia priva di vegetazione. Siamo prossimi ad un passaggio chiave dell’intera tappa. Io e Manni ci guardiamo prendendoci un bel po’ di tempo per realizzare delle foto spettacolari capaci di trasmettere un po’ dell’adrenalina che sta salendo in noi in questo momento. Siamo veramente immersi in un ambiente selvaggio, si riesce a scorgere la vita in fondo alla valle, molto più in basso. Quassù ci siamo solo noi assieme ad esuberanti alberi che trasudano primavera e alcuni camosci che corrono in lontananza non propriamente spaventati dalla nostra presenza. Affrontiamo la cresta aiutati dal cavo d’ acciaio posto a sicurezza nei punti più scabrosi, al termine della calata ci aspetta una dura salita sull’opposto versante e poi nuovamente in cresta quasi a cavalcare un invisibile drago di roccia.

La fine delle fatiche odierne lungo l’Alta Via degli Eroi giunge attraverso una comoda mulattiera militare ed una vecchia galleria militare scavata nella roccia che ci accompagna in una una splendida radura contornata da ciliegi in fiore dove sorgono alcuni edifici rurali.

Mi siedo nell’erba, annuso il profumo dei fiori di ciliegio e apro lo zaino. Il menù odierno propone Paella. In un attimo sono immerso in quell’ambiente naturale, quasi uno scenario d’altri tempi mentre mi gusto una squisita Paella con enormi gamberetti, anelli di totano e cozze. Forestia mi sta piacendo sempre di più.

L’alta via prosegue alla volta della malga Fontanasecca ma io scendo in valle assieme a Manni e lo ringrazio per avermi accompagnato in questa piccola avventura, riprenderò il percorso l’indomani da un’altro punto.

Terzo giorno

Inizio la mia terza ed ultima tappa in solitaria raggiungendo in automobile un agriturismo ai piedi del Monte Salarolo. La salita al buio è stata un continuo scansare di sassi e neve, la strada non è ancora ufficialmente aperta al transito e sono visibili in molti punti gli ultimi scampoli dell’inverno. Ho sperato fino all’ultimo di non rimanere bloccato perché avrebbe significato giornata persa, la fortuna oggi è invece dalla mia parte e riesco a giungere alla struttura dove posso parcheggiare. Incontro l’unica persona (lo scoprirò poi al rientro) dell’intera giornata e scambiando due parole mi informo meglio sull’itinerario che avrei dovuto percorrere. Mi incammino lungo una mulattiera di cemento che in breve diventa sentiero in mezzo al bosco. Con un paio di salite repentine mi porto subito in alto e gli alberi si diradano fino a scomparire del tutto. Sopra la mia testa si susseguono le nude dorsali del monte Valderoa, Salaroli, Col dell’Orso. Lasciata alle spalle la malga Salarol giungo alla forcella dove trovo le prime tracce di un trascorso battagliero fra gli eserciti dell’Italia e dell’impero Austro Ungarico, una grande buca sicuramente formatasi dallo scoppio di una bomba e poco più in alto una lapide con un motto tanto stringato quanto emblematico: “di qui non si passa!”

Oltre i colli fanno capolino le Dolomiti ancora imbiancate, riesco a distinguere molte vette conosciute, alle mie spalle l’estensione della pianura costellata di case, paesi, strade tagliata longitudinalmente dal nastro d’argento del fiume Piave. Un leggero soffio di vento allieta la calura del giorno, in cielo non si scorge una nuvola, l’azzurro terso è a tratti accecante.

Mi lascio alle spalle il monte Valderoa e inizio a percorrere in moderata salita la dorsale del monte Solarolo, quest’ultimo caratterizzato da più vette a quota differente, ed è proprio il caso di dire “ogni vetta una storia e una battaglia.” Infatti ben presto giungo ad un ennesima lapide a ricordo. Questo tratto di sentiero segue di pari passo una lunga e tormentata trincea di guerra, si susseguono buche, residuati bellici, segni di bombardamenti. Mi concedo un po’ di tempo per ammirare il solco profondo della Valle di Seren, sotto i miei piedi precipita un salto di roccia che culmina in un’ intricata boscaglia. L’altro versante è decisamente più dolce e a tratti poetico caratterizzato da una splendida fioritura di crochi e di fiori dall’intenso color azzurro viola di cui non conosco il nome.

Alla base del Col dell’Orso trovo la posizione ideale per la mia pausa. Un bel prato punteggiato da fiori, una piacevole brezza e il menù Forestia. Ho ancora una piccola scorta d’acqua e me ne serviranno solo due dita per preparare il mio pranzo. La confezione di oggi reca un’illustrazione veramente invitante: fusilli al pesto e basilico.

Inserisco la busta con il piatto pronto nella busta riscaldante, una piccola quantità d’acqua e aspetto 12 minuti circa. A seguire il momento più bello, una vera e propria degustazione di un piatto classico che finisce sempre troppo in fretta, non so se sia il contesto di aria aperta, la fatica, il luogo…ma per un attimo mi aspettavo arrivasse il cameriere per poter chiedere il bis.

Ripongo le mie cose nello zaino e proseguo alla volta di un bivio oltre il Col dell’Orso.

L’Alta via degli Eroi è quasi finita, il monte Grappa è davanti a me a breve distanza. Ho abbastanza fotografie per soddisfare le esigenze della redazione che mi ha contattato e anche il tempo a mia disposizione sta per terminare quindi so di non poter proseguire oltre per poi eventualmente scendere a Bassano, vero e proprio punto di arrivo se si volesse percorrere l’itinerario per intero seguendo il progetto originale. Inizio invece la mia discesa verso la spettacolare val delle Mure e mi soffermo ad una sorgente, forse l’unica dell’intero itinerario ma purtroppo un po’ discosta dal percorso per poter essere utile agli escursionisti. Una volta in valle impiego un bel po’ di tempo per tornare al punto dove avevo parcheggiato l’auto al mattino ma aprofitto per ammirare gli splendidi boschi che abbracciano i due opposti versanti. Faccio un pensierino per il prossimo autunno.

Nel tardo pomeriggio eccomi al punto in cui avevo lasciato l’auto, assai stanco ma con il cuore colmo di soddisfazione, non avrei mai pensato che queste montagne fossero così ricche di fascino!

La seconda cosa che mi rende felice è di aver scoperto un nuovo modo di mangiare durante le mie escursioni, grazie a Forestia.

E’ proprio vero: il miglior luogo dove mangiare è in natura!

Per informazioni, prezzi e shop on line vi invito a visitare il sito web di Forestia: http://www.weareforestia.com/

La versione in inglese di questo articolo si trova al seguente link / for the english version of this article follow this link

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Le foto relative a questo racconto sono state pubblicate nello speciale di Meridiani Montagne “Sulle tracce della Grande Guerra” | numero 17 | giugno 2018